Sabato, 11 maggio 2024, si è svolto il convegno sulla Storia del tabacco in Umbria presso la Biblioteca Comunale , Via XI Settembre , 19 a Città di Castello.
Ha portato il suo saluto il sindaco di Città di Castello, Luca Secondi, che ha sottolineato la importanza della coltivazione nel territorio e anche la sua storia personale, in quanto proveniente da una famiglia di mezzadri. Ha ricordato come la coltivazione sia stata anche legata alla emancipazione femminile e alla diffusione del benessere fra i coltivatori, spesso ex-mezzadri. Si diceva negli anni ‘70 dello scorso secolo “Lo sviluppo è di tutti, il progresso è di tutti” ed in effetti il miglioramento delle tecniche agricole e la grande redditività del tabacco portarono ad un deciso progresso del territorio e dei mezzadri. Anche oggi il tabacco a Città di Castello è fattore di integrazione , per esempio con l’inserimento degli immigrati.
Per l’ISUC ha portato il saluto Alba Cavicchi, membro del Comitato scientifico, che ha sottolineato l’impegno dell’Ente per tracciare la storia economica dei territori umbri in collaborazione con l’Associazione Eticamente.
Giuseppina Gioglio, imprenditrice agricola, ha portato nel suo saluto la storia della esperienza di coltivatrice di tabacco e della famiglia, nel tabacco da tre generazioni. “ Il clima di lavoro era più lento e i rapporti umani più pieni”. La povertà di mezzi era congiunta ad una grande solidarietà fra le famiglie vicine che collaboravano spesso insieme nel lavoro e nella vita. “L’odore del tabacco mi ricorda anche oggi l’odore dei capelli di mio padre che stava molto tempo negli essiccatoi”. La coltivazione del tabacco portò ad un significativo sviluppo sociale e imprenditoriale della azienda di Montone.
Marisa Paradisi, esperta del settore, ha tracciato la storia dello sviluppo nei secoli della coltura del tabacco che iniziò nel 1514 e continuò nella Repubblica di Cospaia, lembo di territorio fra lo Stato Pontificio ed il Granducato di Toscana. La prima tipologia di pianta fu il Kentucky che trovò condizioni ideali in Umbria, diversamente dal tabacco di tipo Sumatra che fu coltivato successivamente.
Nel 1862 il nascente Stato italiano costituisce il monopolio che fu l’ente di riferimento per la filiera del tabacco fino al suo smantellamento in conseguenza della vendita ad British America Tobacco nel 1998. Negli anni del secondo dopoguerra il fumo fu anche un segno di promozione femminile. Si definivano “bionde” le sigarette che vedevano in quegli anni un significativo aumento di uso proprio fra il pubblico femminile come elemento di autonomia. Con la firma del Trattato di Roma nel 1957 finì progressivamente il regime di monopolio. E’ stata tracciata un evoluzione delle modalità coltivazione, in relazione ai contributi della UE e alle politiche degli incentivi europei.
Cristina Saccia, ricercatrice ha parlato del Museo del tabacco di San Giustino che ha ricostruito la storia della cultura, raccogliendo le memorie del territorio.
Cesare Trippella, head of Leaf EU Philip Morris, ha parlato del ruolo della multinazionale nella gestione del tabacco umbro. L’azienda ha ora affermato un nuovo modello di collaborazione con le aziende agricole, comprando direttamente dagli agricoltori e non da intermediari. Sta finanziando una centro di ricerca a Terni e altre iniziative per promuovere l’uso del tabacco senza combustione,che diminuisce i danni alla salute. La Philip Morris è molto attenta in questa fase storica anche alla economia circolare e al risparmio dell’acqua nelle coltivazioni. Gli investimenti in Umbria sono stati importanti anche dopo la fine del Monopolio e la completa privatizzazione del settore. Il tabacco rimane una fonte di tasse per l’erario. Su un prelievo di 5 euro a pacchetto, solo 1 euro va ai produttori.